4 STATI, DUE CONTINENTI E DUE ANIME DIVERSE ALLA RICERCA DI SE STESSE
Nel pomeriggio arrivarono i due drivers per le due jeep. Uno dei due era un po’ grasso e gran simpaticone, era indubbiamente il capo, e mi ha attaccato subito bottone (i vantaggi di essere la “tour leader” !!!). Mi fece sedere nel posto d’onore accanto a lui. Lo so: un po’ James (così si chiamava) ci stava provando, ed io l’ho lasciato fare chiacchierando a lungo con lui (in fondo volevo che lui facesse di tutto per renderci felici…)!
Io e il mio fidato driver James.
Nel frattempo gli altri si attardavano a riempire i fuoristrada ed il mio stomaco brontolava perché ancora i miei occhioni azzurri non si erano presentati all’appello…Quella sera qualcuno prese il suo posto e lui finì irrimediabilmente nell’altra jeep (irrimediabilmente perché, purtroppo, solo il nostro impavido James riuscì a farci provare quelle emozioni uniche che porto ancora in me: l’altro driver non fu altrettanto audace…).
La prima ora procedette placida, con avvistamenti di “semplici” prede (dopo un paio di safari dividi gli animali in due categorie: i cacciatori, che vorresti vedere, e le prede: carine, ma già viste!). Poi, ecco che avvistiamo da lontano un’innumerevole quantità di fuoristrada, tutti sul ciglio di una piccolissima collina e rivolti verso un’estesa radura. Al di là della radura, su un piccolo dosso naturale rialzato che dominava la “valle”, ecco steso sonnacchioso l’intero branco di leoni visti già in mattinata! Adesso riuscivamo a distinguerli: 17 in tutto! 5 femmine, 3 maschi e 9 cucciolotti. Li osservammo per un po’, rapiti dalla loro totale indifferenza nei confronti di qualsiasi disturbo.
I leoni non hanno davvero paura di niente. Si mostrano senza paura nel punto più visibile della savana. Dormono indisturbati con la pancia all’insù e non voltano nemmeno lo sguardo quando si accorgono che un branco di motori roboanti sovrastati da tanti bipedi li sta osservando. Il leone è davvero il Re! Quando lo vedi nel suo ambiente, sornione ed incurante di qualsiasi pericolo, ti rendi conto che è l’anello finale della catena alimentare della savana. Aggettivi come “maestoso”, “reale”, “imponente”, sembrano creati apposta per descrivere lui.
Il leone nella savana non ha mai paura.
Il Sole cominciava la sua ascesa verso l’orizzonte ed i driver ci assicurarono che il branco non si sarebbe svegliato prima del buio. Andammo quindi a fare una piccola sosta in riva al fiume popolato da ippopotami per bere qualcosa ed osservare un altro indimenticabile tramonto.
Il tramonto, nel mondo dei paguri, è generalmente l’inizio del nuovo giorno (altro che gufi!!!): si sgranchiscono le chele, si cerca qualcosa per fare colazione e poi si avvia la giornata.
Pagu oggi, dopo le emozioni di ieri, era intenzionato ad esplorare il suo mondo per due ragioni: la prima perché non voleva più farsi cogliere impreparato di fronte ad un’onda troppo grossa o altri eventi casuali, la seconda perché quello che aveva provato il giorno prima tra le stelle e la paura, era stato così intenso, vivo ed inimmaginabile, che decise che il mondo doveva essere davvero bello e non poteva lasciarlo inesplorato!
Fu così che il piccolo Pagu, inserita nel suo fido guscio qualche scorta alimentare (nel caso in cui non avesse trovato niente da mangiare lungo il cammino), decise di partire alla scoperta del mondo!
I coralli dei fondali incontaminati
Per prima cosa si imbatté in un corallo. Era una visione ipnotizzante, quasi come le gocce di pioggia viste dal fondo dell’oceano: non riusciva a capire se era una sostanza dura (come le rocce) o morbida (come le alghe): Pagu si avvicinò per osservare da vicino questa strana “cosa” e si accorse che in realtà non era “una” cosa, ma moltissime piccolissime “cose” tutte attaccate insieme l’una all’altra! Tanti piccoli esserini che parlavano, gesticolavano, facevano un casino mostruoso! Vide questi innumerevoli polipi vivere insieme in una grande comunità, sempre tutti di fianco l’uno all’altro a formare pareti che chissà quanti anni avevano…Concentrandosi un poco riusciva anche a distinguere gli esserini: ne individuava alcuni indubbiamente più giovani (verso l’esterno) ed altri più anziani…Qualcosa diceva a Pagu che l’età dei più vecchi era così lontana che neanche la sabbia forse riusciva a ricordarselo: avrebbe voluto discorrere con loro che, così anziani, sicuramente avrebbero potuto offrirgli qualche suggerimento per il suo viaggio, ma la lingua che parlavano era per lui incomprensibile e poi erano così presi dalla loro unione, che poco consideravano chiunque gli passasse accanto…
Il nostro safari riprese non appena l’ultimo spicchio di Sole ebbe finito di cadere nel fiume. I leoni ci attendevano!