Un paguro, il mal d’Africa e una nuova, propulsiva, forza creatrice! – Capitolo 7

4 STATI, DUE CONTINENTI E DUE ANIME DIVERSE ALLA RICERCA DI SE STESSE

La savana africana, in questo caso in Tanzania.

E proprio mentre venivamo sballottati in cerca di felini sulle agili jeep, il piccolo Pagu resisteva ben ancorato sul fondale alle grosse (ma solo per lui) onde dell’alta marea. All’improvviso arrivò un’onda più forte che lo sollevò senza neanche lasciargli il tempo di rendersene conto. Lo fece rotolare lontano lontano nell’acqua insieme a tanti granelli di sabbia…

Continuavamo ad errare, ancora eccitati dall’emozione suscitata dalla scena vista prima, quando d’un tratto ecco inconfondibile lui: il ruggito del grande re della savana! Il driver, che al diversamente da noi era emozionato all’idea della grossa mancia che gli avremmo elargito nel caso in cui avessimo visto anche un leone, scattò fulmineo verso il luogo da cui avevamo udito il ruggito. Era buio pesto e alla cieca siamo arrivati nelle vicinanze ma non riuscivamo a vedere niente…in un impeto di euforia, il solito driver, decise di uscire dalla pista e… sopra un grosso dosso ci fermammo, l’auto si spense…si riaccese…qualcosa emise un sonoro “stok” e poi più niente.

Un’altra onda colpì Pagu prima che riuscisse a riancorarsi saldamente al fondale e stavolta l’onda lo trascinò lontano: laddove l’acqua non arriva mai (o quasi)… Pagu si trovò improvvisamente in un luogo asciutto, al buio più estremo. Sentiva solo il rumore del mare in lontananza mentre la marea stava velocemente scendendo e non vedeva niente… Avvertì d’improvviso un rumore di sabbia mossa proprio vicino a lui e si rintanò istantaneamente dentro al suo guscio paralizzato dal terrore…

La Luna vista dalla spiaggia di un remoto villaggio mozambicano.

Il driver tentò a lungo di riaccendere quel maledetto motore. Non so che lingua stesse usando, ma sicuramente stava imprecando! Intorno a noi il buio più oscuro. La volta stellata che copriva le nostre teste sembrava quasi poter essere toccata: non ho mai visto un cielo così…eppure forse quella è stata l’unica volta della mia vita in cui guardare il cielo stellato non mi ha rapito la mente…Il buio. L’auto rotta. Il ruggito del leone che risuonava ancora nelle nostre orecchie. Bisognava agire…e restare sempre irrevocabilmente tutti uniti e con le luci in mano. Le abbiamo provate tutte in quel tempo che è sembrato un’eternità: spingere tutti insieme, cambiare marce, guardare il motore…dopo un po’ siamo finalmente riusciti a chiamare l’altra jeep e farci “tamponare” per ricevere una spinta più forte, ma niente da fare… quel tempo trascorso nella radura, al buio, vicino al luogo di emissione di un ruggito, seppur tutti uniti, mi è sembrato un’eternità. Probabilmente, per chi nel gruppo si è trovato per la prima volta nella savana immerso in questa situazione, non sarà sembrato poi così pericoloso…L’Africa al primo sguardo ti dona coraggio ed è in questo modo che ti inganna… Ma da coordinatrice sapevo bene che il rischio era reale…

Nel frattempo Pagu non trovava la forza di uscire dal guscio a vedere…tremava come una foglia (o come una bollicina d’aria mentre sta inesorabilmente salendo in superficie!) e dentro di sé pensava alla mamma e a quanto le mancavano i giorni da larva in cui tutto era facile nella piccola pozza di casa…Aspettò a lungo e non sentiva più rumori…non sentiva più niente…nemmeno il mare in lontananza…D’intorno era ancora tutto buio ma la lunga attesa in silenzio lo rassicurava del fatto che probabilmente il pericolo era passato…Tirò fuori prima un’antennina…niente di strano…poi l’altra antenna…e anche qui tutto a posto…Tirò un lungo respirone di incoraggiamento (e qui si porrebbe la domanda: ma i paguri come respirano?!) e si tirò fuori tutto d’un pezzo dal guscio: antenne, testa e zampe! Stette immobile ancora a lungo ad osservare il buio in cerca di indizi sulla sicurezza… Anche lui era coperto da un manto stellato inimmaginabile e non aveva mai visto un cielo come questo: era la prima volta che lo vedeva senza Luna…ma anche lui era distratto da ben più importanti pensieri…

Una coperta stellata!

Chiamano “istinto” quella cosa che non sai spiegare razionalmente, ma sai che ti condurrà alla salvezza in un momento di pericolo. L’istinto può essere buono e ben sviluppato (prevalentemente per il mondo animale) o dimenticato in un recondito angolo ormai inascoltato (prevalentemente per gli esseri umani)…Pagu non sentiva il mare e non vedeva niente…ma si mise in cammino, perché in effetti sapeva esattamente dove il suo immenso oceano fosse…

Il nostro driver invece di istinto ne aveva poco…aveva paura sì, ma voleva a tutti i costi riaccendere quella macchina (che poverina aveva invece già esalato il suo ultimo sospiro!)…Devo ammettere che “istintivamente”, da donna (che generalmente si sa, conservano un contatto un pochino più intimo col loro istinto rispetto ai maschietti), ho avuto la reazione corretta. Di ruggiti non se ne sentivano più, ma tutti hanno distintamente udito me! Non solo ho smosso l’intorpidito istinto dei driver, ma credo anche di aver cacciato qualsiasi animale con quella sfuriata! Hanno chiamato un fuoristrada di scorta e ci hanno fatti risalire su quello rotto durante l’attesa, per evitare “spiacevoli inconvenienti”.

Siamo rientrati al campo stanchi, emozionati, e ci siamo finalmente goduti il manto stellato…Eravamo partiti per questo viaggio in cerca di avventure…e da quella sera nessuno più si azzardò a dire che questo non rispondeva a ciò che avevamo sognato…” Tutto bene quel che finisce bene”… disse la sottoscritta…

Il piccolo paguro si fermò molte volte lungo il cammino per riprendere fiato, ma anche perché sentiva il frusciare delle foglie sulle palme e lui non aveva mai udito prima quel suono, sentiva la sabbia asciutta franargli tra le chele e sentiva la paura di un nuovo mondo completamente sconosciuto…Ma Pagu aveva la scorza forte e la tenacia africana! Guardava il cielo stellato e gli sembrava magia! E poi ad un tratto sentì la sabbia diventare bagnata e poi, finalmente, mentre le primissime luci del Sole affioravano a galla, trovò una pozza in cui godersi il meritato riposo al riparo da nuovi imprevisti…La lunga e buia notte di terrore era finita e le emozioni provate erano invece ben strette nella mente, a formare un ricordo che con la luce apparve meno tetro…” Tutto bene quel che finisce bene”… disse Pagu…

L’alba tra le dune di sabbia!

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