ViandantiSguardi – La solitudine di una viaggiatrice

A nord del Mozambico esiste un arcipelago di isole quasi incontaminato, le Quirimbas, in cui i bambini ti vengono incontro con la loro tipica spontaneità e curiosità. Non hanno mai visto passare un bianco da quelle parti e per questo vogliono toccarti la mano: per sentire l’effetto che fa al tatto la pelle bianca…sono sorpresi quando scoprono che è identica alla loro!

Descrivere il mercato di Chichicastenango è come provare a risolvere un difficilissimo cruciverba: il mercato è un insieme multicolore di volti diversi, le cui rughe raccontano sempre qualcosa di nuovo ed antico; puoi immergerti nei profumi dei fiori, nelle parole dei mercanti, nei gesti indaffarati di chi si è attardato a preparare la propria merce.

Gli occhi neri dei bimbi originari delle antiche popolazioni Incas, sulle Ande nel Perù, raccontano tutta la storia di un popolo fiero e solidale che è stato duramente attaccato dai conquistadores spagnoli. Solamente grazie alla natura avversa dei luoghi in cui vivono e alla storica solidarietà che li caratterizza, al fatto di sentirsi tutti parte di un’unica comunità in cui tutti si prendono cura gli uni degli altri, alcuni di loro sono sopravvissuti.

Questa foto l’ho scattata in una incredibile oasi in mezzo al deserto del Murzuq, Libia (in mezzo al Sahara). Ho dovuto contrattare un bel po’ con l’anziano tuareg per poter fare un solo misero scatto…e ho dovuto includere nella trattativa anche un ingombrante ma originale ciondolo in argento con i simboli del suo deserto, quello dell’Acacus. Il ciondolo l’ho ancora…chissà se dopo tutte le guerre che ha incontrato la Libia, lui esiste ancora…

VIANDANTISGUARDI

LA SOLITUDINE DI UNA VIAGGIATRICE

 

Sono nata a primavera, da una madre fiorentina ed un padre calabrese. Ancor prima di cominciare a parlare, ho iniziato a viaggiare, in fasce, per la nostra variegata penisola.

Con il trascorrere degli anni la curiosità è stata la mia musa, la mia forza motrice, la ragione del mio continuo errare.

 

“O frati,” dissi, “che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia

d’i nostri sensi ch’è del rimanente
non vogliate negar l’esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”.

(Dante, Inferno, XXVI, 112-120)

 

Ho viaggiato da sola, ho viaggiato in gruppo, in coppia, con amiche, con la famiglia e con tante persone diverse.

Ho utilizzato i mezzi di trasporto più disparati: auto, treno, aereo, nave, barca, barca a vela, cavallo, elefante, cammello, piedi, tuc tuc, motorini, moto, biciclette, pedalò e potrei continuare ancora…

Ho visto il leone svegliarsi al tramonto per andare ad abbeverarsi ed il leopardo a caccia, ho visto l’immensità degli spazi americani, dal Grand Canyon alla pampa argentina fino alla Terra del Fuoco. Ho campeggiato tra le dune del Sahara libico e nelle isole più remote ed incontaminate del Mar Rosso. Ho ballato al ritmo della salsa cubana e a piedi nudi con le donne dei villaggi lungo il lago Malawi. Sono scappata da un tifone nelle Filippine ed ho rincorso un tornado in Messico. Ho visto le piramidi di Giza e quelle Maya, il tesoro di Petra e Machu Picchu, la gola dove ha mosso i primi passi l’homo sapiens e gli inarrivabili grattacieli di Dubai. Mi sono addormentata cullata dalle onde del mare, nel silenzio del deserto, nella caotica Bangkok, nella savana con il ruggito del leone in lontananza.

Se mi guardo indietro, sono fiera delle millemila cose che ho visto e che potrei raccontare, come se avessi in me una ricchezza dal valore inestimabile.

“La felicità esiste solo quando viene condivisa” sono le parole di un celebre film. E’ vero. E’ tremendamente vero!

 

Provate per un attimo ad immaginare di vivere un’esperienza incredibile, meravigliosa, di quelle che capitano una sola volta nella vita. E adesso pensate di non poterla raccontare a nessuno. E’ come se questa esperienza cadesse nel vuoto, perdesse parte dei suoi “poteri miracolosi” per scendere lentamente nell’oblio dell’insieme dei ricordi mediocri della nostra vita.

La condivisione, nel viaggio, è tutto (o quasi). O per lo meno lo è per me!

Benvenuta in questa casa di cristallo che è l’anima mia,

Benvenuta alla mia mostra di fotografia.

Apri gli occhi, libera il cuore, scatena l’immaginazione e lascia che sia.

 

Ed eccomi qua, a raccontarvi qualcosa del mio mondo…che in fondo è anche il mondo di tutti!

Un viaggiatore viaggia prevalentemente per curiosità. Il problema più grande è che una volta che visiti un posto, scopri quanto questo sia incredibilmente legato ad un altro…e allora vuoi vedere anche l’altro luogo, che ti spingerà ad incuriosirti di altro ancora e così via, in un gioco di scoperte senza fine (il mondo è grande, e proprio per questo hai per sempre la sicurezza che il gioco non potrà mai finire!).

Il viaggiatore viaggia per curiosità dicevo, e con curiosità mi riferisco anche a chi viaggia per studiare, per conoscere lontani parenti e così via. Tutti siamo spinti dalla curiosità a viaggiare in questo piccolo grande mondo.

C’è un’altra ragione che ci spinge non a viaggiare, ma a tornare a quel luogo che chiamiamo casa. E no, questa ragione non è il lavoro, ma il desiderio di condividere quanto visto con le persone più care che sono rimaste a casa, o anche con le meno care, ma comunque di condividere! Quanti di noi davanti ad un’isoletta sperduta di un mare tropicale abbiamo desiderato di restare lì, di non tornare a casa. Ma come mai siamo sempre tornati?

Il senso di realtà! Bisogna lavorare per vivere! Eh ma stare qui tutta la vita poi ti annoi!

 

No: non ci credo fino in fondo. Punto primo, per vivere in un’isoletta caraibica, non occorrono molti soldi, probabilmente sarebbero sufficienti quelli che avete adesso sul vostro conto in banca (sempre che non vogliate costruire sull’isola la villa di Rockefeller!). Punto secondo: la noia. Si la noia. Perché ti annoi a vivere in un’isola deserta? Semplicemente perché non c’è nessuno. Niente e nessuno. E in fondo siamo tutti esseri umani e viviamo di curiosità e socialità.

Quindi si, a tutti prima o poi viene il desiderio di tornare indietro, a raccontare quello che si è visto.

E un viaggiatore vede tante cose. Un viaggiatore vede albe nella savana, tramonti nella tundra, aurore boreali al nord e coperte stellate in capo al mondo. Un viaggiatore vede troppe cose per tenersele tutte dentro. Un viaggiatore è come una bomba di meraviglie colorate parlanti milioni di lingue diverse e pronta ad esplodere non appena torna a toccare la propria terra.

E quando torni, la bomba è lì, con te. Pronta ad esplodere!

Al rientro dai primi viaggi della tua vita, hai millemila cose da raccontare. Tutti aspettano i tuoi racconti, ti fanno domande di ogni genere:

Come si mangia? Dove hai dormito? Com’era la gente? Ti sei stancata? Ma non è pericoloso? Ma il bidet davvero non c’è? E gli insetti? Ma è davvero più bello di qua? Quanto costa la vita laggiù? Cosa ne pensano di noi?

 

I primi viaggi restano nella mente come tutte le prime esperienze, perché una volta finiti, continuano in realtà nei racconti che giornalmente fai a tutti quelli che incontri. Torni da un viaggio quasi come se fossi una diva, coccolata col miglior cibo nostrano, osannata per il coraggio (anche quando prendi un Ryanair per Londra!), abbracciata per il vuoto che hai lasciato in tua assenza.

Ma, come detto, ogni viaggio si porta con se la voglia di intraprenderne un altro. E allora diventa quasi una droga: vuoi partire sempre e più spesso. Non riesci più a farne a meno e la tua ansia si placa solamente quando sai che hai un volo o un treno prenotato per un luogo lontano. Non avere una meta da raggiungere, provoca in te la stessa sensazione di terrore che potrebbe provocare il non avere una casa in cui tornare.

Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole.

(Charles Baudelaire, Il Viaggio)

 

E per questa ragione riparti.

Poi torni e riparti ancora…

E ancora…

E ancora…

Ad ogni ritorno la voglia di raccontare è sempre la stessa. E’ la voglia di ascoltare che si affievolisce. Non sei più un eroe che ha sfidato gli oceani per giungere in terre lontane ed inesplorate. Lentamente le domande al tuo rientro diminuiscono. Non importa cosa hai visto. La gente è sempre meno curiosa di quello che hai fatto, delle meraviglie che hai attraversato, delle persone che hai incontrato. Anche un viaggio in Patagonia, in Eritrea, in Australia diventano parte della routine di chi ascolta ed è rimasto a casa. Il tuo racconto assume lentamente sempre meno importanza, fino ad essere equiparato alla ricetta della carbonara o all’ultima partita di calcio. E così ti ritrovi a raccontare solamente piccoli momenti di quell’incanto che hai vissuto. Di tutto quello che hai dentro e che vorrebbe esplodere al di fuori come una bomba di parole colorate, lasci passare solamente i momenti più divertenti, qualche aneddoto, i passi salienti. Se sai scrivere, scrivi. Se sai fotografare, mostri le foto ai tuoi amici (e anche di quelle i tuoi amici dopo un po’ si stufano!).

E’ anche vero che viaggiando non puoi fare a meno di conoscere persone. E quindi ti si apre una nuova cerchia di amicizie davanti! Questa volta di viaggiatori! Parlare con altri viaggiatori è diverso: anche loro sono curiosi di ascoltare i tuoi racconti, di vedere le fotografie dei posti che hai visto, di guardare sul tuo volto le impressioni che un luogo ti ha lasciato.

Spesso però i viaggiatori hanno già fatto il viaggio di cui tu hai bisogno di parlare, hanno già visto quei luoghi e quindi anche in questo caso devi “ritagliare” il tuo racconto inserendo solo le peculiarità del tuo percorso o delle persone che hai incontrato.

Insomma, la bomba interiore di parole che il viaggiatore si porta dietro, è spesso repressa, inesplosa o esaurita solo a metà.

E quando trovi la persona (o le persone) ideale che al ritorno dal tuo trentesimo viaggio continua a farti sinceramente mille domande, probabilmente ormai ti resta difficile trasmettere l’entusiasmo che ti porti dentro, è come se ti disabituassi a far esplodere la bomba; e la bomba resta lì: inesplosa, inespressa, incompresa o compresa solamente in piccola parte.

La tua bomba rimane lì, un groviglio informe di emozioni, colori, sguardi, parole, luoghi fantastici e momenti indelebili. Ma resta lì, coccolata dai tuoi ricordi e maltrattata nei tuoi racconti.

E allora perché oggi siamo qui? A guardare queste misere fotografie e ad ascoltare queste flebili voci?

E allora quale soddisfazione ancora nel continuare a viaggiare?

In realtà da viaggiatrice mi porto dentro molto di più di una bomba di racconti colorati. Quello che resta dentro con maggiore vividezza non è il cratere del Ngorongoro brulicante di animali o le isolette di spiagge bianche maldiviane. Quello che resta più forte è lo sguardo.

I tuoi occhi sono fonti, nelle cui silenziose acque serene si specchia il cielo.

(William Shakespeare)

Lo sguardo delle migliaia di volti incontrati lungo il percorso: questo è ciò che mi porto dentro. E se penso a tutti coloro con cui ho scambiato una parola, un passo di danza, un sorriso leggero, allora tutto il mio errare per il mondo assume una nuova prospettiva.

Probabilmente in molti degli sguardi che ho incrociato, resterà indelebile il ricordo del momento in cui ci siamo incrociati, un momento fatto da due paia di occhi (o forse a volte qualcuno di più) e due cuori palpitanti che sorridono l’un l’altro. Un attimo indelebile nel lungo percorso della nostra vita che per pochissimo tempo ci ha visti insieme condividere uno spazio a me alieno.

Ed ecco qua, oggi intorno a noi, alcuni degli sguardi che fanno parte della mia bomba colorata di emozioni raccolte nei miei innumerevoli viaggi.

Soffermatevi ad osservare lo sguardo interrogativo della signora Maria a Cuba cui mia madre diceva orgogliosa di aver lottato anche lei per l’emancipazione femminile ed un mondo più solidale. Oppure, sempre a Cuba, gli occhi stanchi di un musicista di strada alla fine di una giornata lavorativa.

Sentitevi osservati di fronte agli occhi delle bambine di una scuola cattolica in Eritrea che per la prima volta in vita loro vedono una straniera e ne rimangono assoggettate. E sempre in Eritrea, contate le rughe dei tanti uomini incontrati tra i mercati e l’antica capitale Asmara.

Ricordo ancora vivido il momento in cui ho scattato la fotografia a quella bambina a nord del Mozambico: lei non aveva mai visto un bianco, ed io e Andrea (entrambi con gli occhi chiari) siamo stati attorniati da una miriade di piccoli curiosi che volevano semplicemente sapere l’effetto che fa al tatto la mano bianca rispetto a quella nera.

E sempre parlando di bambini, ricordo di aver giocato a lungo con i tanti del villaggio Himba in Namibia ed aver pensato che a quell’età non importa dove sei nato: il modo di giocare e sorridere è sempre lo stesso!

Quanti volti e quanta frenesia nel mercato di Chichicastenango in Guatemala: le rughe scolpite come quadri astratti nei venditori che si alzavano all’alba per portare la loro merce più preziosa, probabilmente da noi invendibile.

E poi la lunghissima contrattazione col tuareg incontrato in un’oasi del deserto libico del Murzuc: io volevo fargli una fotografia e lui non voleva. Allora ci siamo messi a parlare del deserto, dei monili che vendeva, dell’essere nomadi e di quanto era bella la Libia…Alla fine ha acconsentito a farsi ritrarre (un solo scatto, nessun’altra concessione!) ma in cambio ho dovuto comprare una delle sue collane d’argento!

Insomma, ogni fotografia, ma anche ogni sguardo che vi circonda oggi, è frutto di un momento speciale di condivisione di attimi tra due anime sostanzialmente molto diverse che per un attimo si scoprono appartenenti allo stesso identico mondo, un mondo in cui un sorriso ha sempre lo stesso identico valore.

E’ di questi sguardi che vive la viaggiatrice che è in me.

Se tu mi guardi con i tuoi occhi
dai quali mi viene incontro la tenerezza
e se io guardandoti con i miei occhi
ti faccio spazio dentro di me,

in questo incrocio di sguardi
che riassume milioni di attimi e di parole,
in questo scambio silenzioso
che per entrambi è guardare e lasciarsi guardare,
in questo penetrare l’uno nell’altro
nel tempo con benevolenza,
ci è dato tessere la reciprocità di questo amore
e forse la gratuità.

(Pablo Neruda)

Viaggiare è per me l’ossigeno che riempie ogni mio gesto, è l’aria che respiro, è un composto informe di sensazioni, emozioni, istanti indelebili che si stampano nei miei ricordi.

E nel mio viaggiare intorno al mondo vengo spesso rapita dagli sguardi che incontro.

Ogni sguardo racconta una storia, un istante, o forse anche solo un incrocio di anime che per un attimo si trasmettono inconsapevolmente il senso della vita.

E’ grazie agli sguardi che ho incontrato nei miei viaggi che sono diventata ciò che sono:

una donna innamorata del mondo e dei suoi abitanti!

La mostra ViandantiSguardi di ViandantIstanti è stata esposta al Caffè letterario Le Giubbe Rosse (Piazza della Repubblica, Firenze) dal 22 Settembre al 13 Ottobre 2018.

Solamente alcune fotografie rimarranno in esposizione, sempre alle Giubbe Rosse, fino al 3 Novembre 2018.

Dall’8 al 22 Marzo 2019 la mostra sarà esposta presso Cirkoloco, in via Leto Casini 11 c/o ExFila, Firenze.

Dal 15 Luglio 2019 al 15 Gennaio 2020 alcune delle fotografie saranno esposte presso Sport Clinic Center in via Scipione Ammirato 102/a, Firenze.

Se volete proporre altre date nelle vostre località, acquistare il catalogo o le foto stesse, ecc., contattatemi all’indirizzo info@viandantistanti.com.

Alcune delle mie fotografie e le loro didascalie esposte nel Caffè Storico Letterario Le Giubbe Rosse.

Alcune delle mie fotografie e le loro didascalie esposte nel Caffè Storico Letterario Le Giubbe Rosse.

Giorno dell’inaugurazione.

Alcune delle mie fotografie e le loro didascalie esposte nel Caffè Storico Letterario Le Giubbe Rosse.

Alcune delle mie fotografie e le loro didascalie esposte nel Caffè Storico Letterario Le Giubbe Rosse.

Giorno dell’inaugurazione.

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Comments
  • Lio
    Rispondi

    Splendida mostra 🙂

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